venerdì 3 aprile 2015

Ad impossibilia nemo tenetur


"La vita è proprio questo - disse il Maestro - una serie di errori

Me l'hanno sempre detto: attenta a far capire agli altri che sai fare tante cose. Può rivelarsi un'arma a doppio taglio. Mi viene in mente quella canzone di Franco Battiato, La torre, che dice: "Si salverà chi non ha voglia di far niente e non sa fare niente". È vero. Alle volte è meglio non saper fare nulla. O saper fare il minimo indispensabile. Perché a chi sa fare molto, di solito, si richiede di fare sempre qualcosa in più. Perché, comunque vada, da chi sa fare molto ci si aspetta sempre tanto. Perché se uno che sa fare tante cose sbaglia, il suo errore pesa tre volte di più. 

È frustrante. Molto. Perché "perder tempo a chi più sa più spiace". E quindi finisce sempre che chi sa fare si butta avanti. E non per spacconeria. Ci mancherebbe. E nemmeno per farsi bello agli occhi di chicchessia. Perché anzi, quasi sempre, chi agisce con questo scopo, alla fine non sa fare proprio un bel niente. Vende fumo. Ricopre di futili belletti azioni destinate a rivelarsi infruttuose.

C'è poco da fare. Solo accettare di far parte di una categoria piuttosto che dell'altra. Ed essere sempre pronti ad incassare il colpo. A dare sempre il massimo in tutte le occasioni. E a pagare sempre troppo caro l'errore quando capita. Pensando però che, in fin dei conti, siamo esseri umani. Attori inconsapevoli buttati sul grande palcoscenico della vita senza un copione. E che ogni errore contribuisce, nel bene e nel male, a fare di noi le persone che siamo (e che vogliamo essere). Senza però dimenticare che, comunque, come dicevano i latini, "ad impossibilia nemo tenetur": nessuno è tenuto a fare cose impossibili.    

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