mercoledì 1 marzo 2017

Milano, otto anni di noi


Quando otto anni fa sono arrivata a Milano l'ho capito subito. Ho capito che sarebbe stato il cielo nuovo sotto il quale avrei cambiato anche anima. Ho capito che quella era la giusta distanza che serviva a vedermi meglio. Per capire quello che ero stata prima. E quello che non ero stata. Il punto da cui ripartire per cercare il mio posto nel mondo. 


Quando otto anni fa sono arrivata a Milano l'ho capito subito. Ho capito che era il momento di fare spazio fuori e dentro e di tagliare i rami secchi. Il momento di chiudere certi rapporti sbagliati e logori. Il momento di capire quali, invece, avrebbero resistito alla distanza e al tempo. E che, lo so, resisteranno finché avrò fiato. 

Così ho imparato a lasciare andare cose e persone. E a tenere stretto quello che funziona e mi dà gioia. Ho imparato che la felicità va cercata e sudata. Ma quando la trovi indossi nuovi occhi e il mondo improvvisamente inizia a girare nel giusto verso. Ho imparato che l'infelicità, invece, genera mostri. Ho imparato che l'indipendenza è prima di tutto uno stato dell'anima. Che se la raggiungi scopri la vera libertà. E potrai stare bene con gli altri. Ho imparato che la qualità dei rapporti non dipende dalla quantità. Che puoi stare anni accanto a una persona senza conoscerla mai davvero. Che poi invece incontri qualcuno e in due minuti capisci che l'aspettavi da sempre. E succede. Credetemi. Succede davvero. 

Così ho imparato che presto o tardi tutto arriva. A chi sa aspettare. 

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